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Sciroccu s. m., scirocco: s’è bbutatu sciroccu, il vento è cambiato in direzione di scirocco.
Detto: Tre giurni mena lu sciroccu, quattru è lu sòlutu ti la tramuntana. Solitamente lo scirocco soffia per tre giorni, mentre la tramontana per quattro.
Šcirrari – ( mi ) šcirrài – šcirratu v. tr. e intr., dimenticare, scordare: no tti ni šcirrari, non dimenticartene.
Sciruccari – sciruccòu – sciruccatu v.intr. imp. cambiamento del tempo in cui è possibile avvertire l’aria caldo umida di scirocco: jè šciruccatu, il tempo è cambiato, adesso è scirocco.
Scirucconi s. m., accr. di sciroccu, scirocco pesante: s’è bbutatu scirucconi, si è alzato uno scirocco pesante.
Sciscianella – i s. f., berretto da notte.
Šcisciatu – a dal volg. scidiatu, agg., pl. inv. šcisciati, trasandato, dimesso al punto da mancare di decoro.
Scittalora– i s. f., apertura praticata sulla volta ti la pajera, attraverso la quale si introduceva e si ammassava la paglia da conservare per l’inverno.
Scittari – scittài – scittatu dal lat. iacěre = gettare, v. tr., gettare, buttare: puezzi scittà’ lu brotu! Che possa crepare ( in senso benevolo ).
Scittatedda – i s. f., lett. gettata, rifiutata dai genitori, trovatella.
Scittatieddu – i s. m., lett. gettato, rifiutato dai genitori, trovatello: maramei, jè šcittatieddu, lu minara a lla Rota quannu našcìu, è un trovatello, poverino! Quando nacque fu abbandonato alla Ruota ( diG ). V. rota, rutera.
Sciucari – sciucài – sciucatu v. intr., giocare. Come v. tr., scommettere, distrarre: mi sciocu la capu ca cuddu no nci eni, mi gioco la testa che non verrà; scioca nu picca lu agnoni, distrai un po’ il piccolo.
Sciucarieddu – i s. m., giocattolo.
Sciucata – i s. f., giocata.
Sciucatori – sciucaturi s. m., giocatore.
Sciuccàju – i dallo sp. chocallo, s. m., collana di oro: purtàa nu sciuccaju a mpiettu ca era nu sbiandori, aveva in petto una collana che era uno splendore ( diG ). Troviamo identico termine in un atto notarile del 1455.
Sciuculanu – a agg., pl. inv. sciuculani, giocherellone.
Sciuècu dal volg. jocu, s. m., gioco: sempri a llu sciuècu štai ttaccatu, pensa sempre al gioco.
Sciuèju dal volg. loliu, s. m., loglio, pianta spontanea che infesta soprattutto le graminacee. V. mignizzola.
Nota. Coi termini scittatieddu e scittatedda venivano indicati i neonati che, rifiutati dai genitori, venivano abbandonati alla Ruota. Dall’altra parte della ruota vi era una donna, esponente di un pio sodalizio, che accoglieva il piccolo, facendo in modo che gli venissero assicurate tutte le cure. Una delle ultime pie donne è stata tal Pippina ti la rutera.
La ruota, a Manduria, si trovava sul versante sinistro e all’imbocco di via Bianchetti, accedendo da via sant’Antonio.
Nel Regno delle Due Sicilie, da identificarsi col Meridione d’Italia finché non si costituì l’Italia unita nel 1861, più che di scittatieddu, si parlava di esposto, ossia esposto alla ruota; da esposto è poi derivato il cognome Esposito, in considerazione del fatto che il piccolo non poteva prendere il cognome del padre o della madre.
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