Paparazzu – i s. m., russula vesca, fungo mangereccio che cresce nella macchia mediterranea.
Paparèa – i s. f., pianta erbacea sempreverde, selvatica e velenosa, simile a llu ìnchju e caratteristica delle nostre zone.
Paparina – i s. f., pianta del rosolaccio o papavero selvatico; prima di fiorire è una verdura commestibile. V. škattagnola.
Paparisciari – mi paparisciai – paparisciatu v. intr. medio, sguazzare come una papera; in senso fig., bearsi, pavoneggiarsi: ti šta papariesci tantu! Ti stai tanto pavoneggiando.
Papìcchju – papìcchj s. m., chierichetto.
Papiellu – i da papyrus, materiale da cui si ricavavano i fogli per scrivere, s. m., foglio scritto: è fattu nu papiellu … ha scritto tutto un foglio. In tono di sfida: l’aciu fattu nu papiellu! Gliene ho cantate quattro.
Papori s. m., inv. al pl., treno. Termine non più in uso per la scomparsa del treno a vapore, che in Manduria ha funzionato per tutti gli anni ’50 del secolo XX. Ha anche il significato di vapore. V. sangu.
Pappàfiri denominazione della masseria e della contrada situate sul versante sinistro della prov. Manduria-Francavilla F.na. Il nome deriva da ‘ papaveri ‘. La masseria fece parte dei beni degli Agostiniani di Manduria, che la ebbero in dono dalla famiglia De Marco.
Papparedda – i s. f., pappa: s’è fatta totta a papparedda, si è inzuppata.
Pappasuennu s. m. e f., inv. al pl., dormiglione.
Papponi – pappuni s. m., persona avida che intrallazza, quasi per soddisfare una fame insaziabile.
Papuddi dal lat. pàpula – ae, s. pl., vescica: teni li uècchj papuddi papuddi, ha gli occhi gonfi a causa del sonno.
Paracìlucu s. m., panegirico.
Paraisu s. m., paradiso: quann’era iu sierma, paraisu, quando era vivo la felice memoria di mio padre. V. buscari.
Nel 1756, nel rione di Porta grande esisteva la strada delli Paradisi, così denominata probabilmente per la presenza di famiglie con questo cognome; essa corrispondeva all’attuale via Torquato Tasso. Ancora oggi esiste vico Paradiso. Il termine indica anche il narciso selvatico, detto anche pašta e cìciri.
Parananna s. f., lett. bisnonna. Usato nell’espressione la nanna e la parananna: trasi nu štrianu a casa mia e boli saccia la nanna e la parananna ti tutti cosi … entra un estraneo in casa mia e vuol sapere i precedenti d’ogni cosa … ( da Lu massaru Cricòriu rusci rusci, di M. Greco, atto III, sc. II ). V. nanna.
Paranza – i s. f., paranza, imbarcazione da pesca; indicava anche la squadra di mietitori che dal Capo di Lecce andavano verso la Calabria.
Paranza, soprannome della famiglia Raho.
Nota. A proposito della paranza di mietitori che dal leccese si spostavano per i lavori stagionali, va notato, come abbiamo già detto per il termine nachiru, l’uso di una terminologia assunta dall’arte del mare e trasferita nel linguaggio dei mestieri svolti a terra.
Lo spostamento di operai che si trasferivano in regioni limitrofe per motivi di lavoro era noto anche a Manduria, da cui si partiva per raggiungere a piedi la Lucania per la mietitura del grano.
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L'articolo Il dialetto del manduriano: paparazzu – paranza è stato pubblicato originalmente su La Voce di Manduria.