Parmizia – parmizi s. f., palma; le grandi foglie a ventaglio sono usate ancora oggi per preparare corone floreali in occasione di funerali.
Parmu – i s. m., palmo ( della mano ): lu teni sobbr’a nu parmu ti manu, lo tiene in grande considerazione; lu canoscu parmu parmu, lo conosco a menadito. Indicava anche la misura pratica di lunghezza corrispondente a circa 26 cm, molto usata nel linguaggio edile per indicare l’altezza dei muri: casa ti vintiquattru parmi, casa dal tetto alto sei metri circa. V. passi. N. m., di pers., Palmo.
Parpéturi s. f. pl., palpebre.
Parpitanti agg. inv. al f. e al pl., palpitante.
Pàrrucheccroci loc., lett. parroco e croce, si usa per dire che qualcuno è andato all’altro mondo. Deriva dalla consuetudine nelle famiglie povere di prevedere per i funerali la semplice presenza del sacerdote e la benedizione del morto senza altre formalità.
Particulari s. m., inv. al pl., cliente di un palmento o di un frantoio. V. parianu.
Pàrtiri – partìi – partutu v. intr., partire: a partutu senza ddici nienti, sei partito senza preavviso.
Partita – i s. f., piantagione di ulivi, fichi, mandorli e simili. V. chjantata.
Pàrturu – i s. m., parto.
Paru – i s. m., paio: tammi nu paru ti scarpi, vorrei acquistare un paio di scarpe.
Paru – a agg., pl. inv. pari, pari, della stessa dignità o età: è paru mia, ha la mia stessa età. Al m. s., pari, contrapposto a dispari: fari lu paru e sparu, nel gioco della scopa, calcolare la possibilità di incartare sulla base delle carte pari o dispari che ha l’avversario; in senso fig., farsi bene i conti. V. suezzu.
Detto: Paru cerca paru. Ci si cerca tra simili.
Paru avv., proprio / giusto / insieme: to giurni a mparu, due giorni consecutivi; paru paru a mmei era ccappari! Giusto a me doveva capitare; fani nu picca ti sucu paru paru, prepara un po’ di sugo, mettendo a cuocere insieme nello stesso tempo, olio, cipolla e pomodoro.
Pasca s. f., Pasqua di resurrezione: Pasca Bufania, la Befana. Detti: Ti Pasca Bufania ogni feŠta passa via. Con la Befana si concludono le feste natalizie. Pasca marzotica, o murtalità o famotica! Quando Pasqua ricorre a marzo, sarà o morte o fame.
Pascaredda s. f., Pasquetta. V. Santu Pietru Mandurinu.
Pašciatizzu – a agg., pl. inv. pašciatizzi, di terreno non coltivato, tenuto a pascolo.
Pàšciri – pašcìi – pašciutu v. tr. e intr., pascolare; il termine ha una connotazione negativa in quanto si riferisc e a situazioni di pascolo abusivo: onnu pašciutu li crapi, hanno pascolato le capre ( ed hanno rovinato la piantagione ).
Nota. Per quanto riguarda il termine parruchecroci va aggiunto che anche il seppellimento avveniva nella nuda terra. Se invece la famiglia aveva possibilità economiche, già per il trasporto del feretro si utilizzava il carro tirato dai cavalli, oggi un’autovettura di un certo tono, l’accompagnamento dalla casa del defunto alla chiesa di appartenenza era arricchito da omaggi floreali e corone di palme volute da amici e parenti, e l’aggiunta della banda musicale del paese che dava un tono di solennità. Con queste premesse il seppellimento avveniva in una tomba di famiglia, rifuggendo la misera terra, che troppo rapidamente, decomposto il corpo, avrebbe ripreso la materia amorfa.
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L'articolo Il dialetto del manduriano: parmizia – pàšciri è stato pubblicato originalmente su La Voce di Manduria.