Fištiggiari – fištiggiài – fištiggiatu v. tr., festeggiare. V. maniggiari.
Fištinu – i s. m., festino: sta fannu fistini sia ca è tiempu ti carniali, fanno festa come se fosse carnevale ( diG ).
Fištodda – i s. f., dim. di fešta. Detto: Ogni fištodda na paštodda. Ogni occasione è buona per banchettare.
Fitari – mi fitai – fitatu v. intr. medio, avere la forza, il coraggio di … no ssi ni fita cchjui cu ccamina, non ha più la forza di camminare. Ha anche il significato di fare affidamento. Detto: Donca ti fiti t’acchj ngannatu. Dove ti senti più sicuro, lì avrai la delusione. No tti fitari a ll’arvulu ca ppenni,/ e mancu a donni belli ca t’inganni. Non fare affidamento sul ramo pendente, né sulle donne belle: in entrambi i casi rischi di rimanere deluso.
Fitenti agg. m. e f., pl inv. fitienti, fastidioso e impertinente: i’ cce fitenti ti agnoni, vedi un po’ che ragazzaccio.
Fitienti, denominazione della masseria, oggi in pieno centro abitato e ristrutturata, sita in via Scaglione.
Fittuccia – fittucci s. f., fettuccia, nastro; li fittucci ti santu Còsumu; tiempu prima nc’èrunu puru li fittucci di san Gregoriu, i nastri di san Cosimo, prima c’erano anche quelli di san Gregorio ( diG ): allude all’usanza ormai scomparsa di comprare, in occasione di certe feste, fasci di nastri colorati, che poi venivano usati a scopo ornamentale; oggi sono stati soppiantati da ninnoli ed oggetti i più svariati.
Fitu s. m., insieme delle uova destinate a moltiplicare la specie. Anche fido, possibilità di indebitamento presso una banca: tegnu lu fitu nzinn’a trenta miliuni, posso indebitarmi fino atrenta milioni.
Fituru – i s. m., dal volg. fultoriu, tappo.
Fiumi s. m., inv. al pl.: a llu fiumi, vicino al fiume Bevagna.
Fiuriri – fiurìu – fiuritu v. intr. imp., fiorire.
Fiuru – i s. m., fiore. Al pl., nome di un gioco che si pratica con un gruppo piuttosto numeroso di partecipanti seduti in cerchio, con un posto vacante sulla destra di chi inizia a giocare. Ogni componente assume il nome di un fiore ed è tenuto a spostarsi prontamente, se chiamato, ad occupare il posto vacante alla destra del richiedente, il quale annuncia: “ alla mia destra manca il garofano, oppure la rosa, ….”. Se il giocatore corrispondente al fiore richiesto indugia, è tenuto alla fine a pagare un pegno.
Fizzaru – i s. m., era il mestiere di chi comprava la feccia del vino per le strade del paese. Soprannome della famiglia Dinoi.
Flòttula s.f., piccolo complesso musicale che operava durante le pubbliche feste. Scrive M. Annoscia in La festa di S. Gregorio Magno, pag. 31: “ Sul carro, oltre alla statua di S. Gregorio, prendeva posto la flòttula, una piccola banda musicale che accompagnava il canto di tenori e soprani in numero di due o tre. Il dialetto del manduriano: fištiggiari – flòttula.
Fištiggiari – fištiggiài – fištiggiatu v. tr., festeggiare. V. maniggiari.
Fištinu – i s. m., festino: sta fannu fistini sia ca è tiempu ti carniali, fanno festa come se fosse carnevale ( diG ).
Fištodda – i s. f., dim. di fešta. Detto: Ogni fištodda na paštodda. Ogni occasione è buona per banchettare.
Fitari – mi fitai – fitatu v. intr. medio, avere la forza, il coraggio di … no ssi ni fita cchjui cu ccamina, non ha più la forza di camminare. Ha anche il significato di fare affidamento. Detto: Donca ti fiti t’acchj ngannatu. Dove ti senti più sicuro, lì avrai la delusione. No tti fitari a ll’arvulu ca ppenni,/ e mancu a donni belli ca t’inganni. Non fare affidamento sul ramo pendente, né sulle donne belle: in entrambi i casi rischi di rimanere deluso.
Fitenti agg. m. e f., pl inv. fitienti, fastidioso e impertinente: i’ cce fitenti ti agnoni, vedi un po’ che ragazzaccio.
Fitienti, denominazione della masseria, oggi in pieno centro abitato e ristrutturata, sita in via Scaglione.
Fittuccia – fittucci s. f., fettuccia, nastro; li fittucci ti santu Còsumu; tiempu prima nc’èrunu puru li fittucci di san Gregoriu, i nastri di san Cosimo, prima c’erano anche quelli di san Gregorio ( diG ): allude all’usanza ormai scomparsa di comprare, in occasione di certe feste, fasci di nastri colorati, che poi venivano usati a scopo ornamentale; oggi sono stati soppiantati da ninnoli ed oggetti i più svariati.
Fitu s. m., insieme delle uova destinate a moltiplicare la specie. Anche fido, possibilità di indebitamento presso una banca: tegnu lu fitu nzinn’a trenta miliuni, posso indebitarmi fino atrenta milioni.
Fituru – i s. m., dal volg. fultoriu, tappo.
Fiumi s. m., inv. al pl.: a llu fiumi, vicino al fiume Bevagna.
Fiuriri – fiurìu – fiuritu v. intr. imp., fiorire.
Fiuru – i s. m., fiore. Al pl., nome di un gioco che si pratica con un gruppo piuttosto numeroso di partecipanti seduti in cerchio, con un posto vacante sulla destra di chi inizia a giocare. Ogni componente assume il nome di un fiore ed è tenuto a spostarsi prontamente, se chiamato, ad occupare il posto vacante alla destra del richiedente, il quale annuncia: “ alla mia destra manca il garofano, oppure la rosa, ….”. Se il giocatore corrispondente al fiore richiesto indugia, è tenuto alla fine a pagare un pegno.
Fizzaru – i s. m., era il mestiere di chi comprava la feccia del vino per le strade del paese. Soprannome della famiglia Dinoi.
Flòttula s.f., piccolo complesso musicale che operava durante le pubbliche feste. Scrive M. Annoscia in La festa di S. Gregorio Magno, pag. 31: “ Sul carro, oltre alla statua di S. Gregorio, prendeva posto la flòttula, una piccola banda musicale che accompagnava il canto di tenori e soprani in numero di due o tre. Il dialetto del manduriano: fištiggiari – flòttula.
Fištiggiari – fištiggiài – fištiggiatu v. tr., festeggiare. V. maniggiari.
Fištinu – i s. m., festino: sta fannu fistini sia ca è tiempu ti carniali, fanno festa come se fosse carnevale ( diG ).
Fištodda – i s. f., dim. di fešta. Detto: Ogni fištodda na paštodda. Ogni occasione è buona per banchettare.
Fitari – mi fitai – fitatu v. intr. medio, avere la forza, il coraggio di … no ssi ni fita cchjui cu ccamina, non ha più la forza di camminare. Ha anche il significato di fare affidamento. Detto: Donca ti fiti t’acchj ngannatu. Dove ti senti più sicuro, lì avrai la delusione. No tti fitari a ll’arvulu ca ppenni,/ e mancu a donni belli ca t’inganni. Non fare affidamento sul ramo pendente, né sulle donne belle: in entrambi i casi rischi di rimanere deluso.
Fitenti agg. m. e f., pl inv. fitienti, fastidioso e impertinente: i’ cce fitenti ti agnoni, vedi un po’ che ragazzaccio.
Fitienti, denominazione della masseria, oggi in pieno centro abitato e ristrutturata, sita in via Scaglione.
Fittuccia – fittucci s. f., fettuccia, nastro; li fittucci ti santu Còsumu; tiempu prima nc’èrunu puru li fittucci di san Gregoriu, i nastri di san Cosimo, prima c’erano anche quelli di san Gregorio ( diG ): allude all’usanza ormai scomparsa di comprare, in occasione di certe feste, fasci di nastri colorati, che poi venivano usati a scopo ornamentale; oggi sono stati soppiantati da ninnoli ed oggetti i più svariati.
Fitu s. m., insieme delle uova destinate a moltiplicare la specie. Anche fido, possibilità di indebitamento presso una banca: tegnu lu fitu nzinn’a trenta miliuni, posso indebitarmi fino atrenta milioni.
Fituru – i s. m., dal volg. fultoriu, tappo.
Fiumi s. m., inv. al pl.: a llu fiumi, vicino al fiume Bevagna.
Fiuriri – fiurìu – fiuritu v. intr. imp., fiorire.
Fiuru – i s. m., fiore. Al pl., nome di un gioco che si pratica con un gruppo piuttosto numeroso di partecipanti seduti in cerchio, con un posto vacante sulla destra di chi inizia a giocare. Ogni componente assume il nome di un fiore ed è tenuto a spostarsi prontamente, se chiamato, ad occupare il posto vacante alla destra del richiedente, il quale annuncia: “ alla mia destra manca il garofano, oppure la rosa, ….”. Se il giocatore corrispondente al fiore richiesto indugia, è tenuto alla fine a pagare un pegno.
Fizzaru – i s. m., era il mestiere di chi comprava la feccia del vino per le strade del paese. Soprannome della famiglia Dinoi.
Flòttula s.f., piccolo complesso musicale che operava durante le pubbliche feste. Scrive M. Annoscia in La festa di S. Gregorio Magno, pag. 31: “ Sul carro, oltre alla statua di S. Gregorio, prendeva posto la flòttula, una piccola banda musicale che accompagnava il canto di tenori e soprani in numero di due o tre.