Piterta s. f., denominazione della contrada di Manduria situata sul versante sinistro della strada Manduria-Avetrana. In passato veniva chiamata Petrerta, forse da ‘pietra erta’ = terreno ripido, in salita.
Piticagna – i s. f., radice che rimane nel terreno dopo averne sradicato la pianta.
Piticinu – piticènuri s. m., picciuolo di mela, pera, ecc.
Ton Piticinu, soprannome di Alberico Parente, vissuto tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900; era il capo del partito ti li Spuntuni.
Piticinu, soprannome della famiglia Mazza.
Pitimìa s. f., epidemia.
Pitingoni – pitinguni s. m., ramo robusto di un albero: nchjana sobbr’a cuddu pitingoni, sali su quel ramo.
Pitištèa s. f., manico della forca ( v. ).
Pitita – i piccola escoriazione della pelle in prossimità dell’unghia, irritante e fastidiosa.
Pitizzulu – i s. m., dim. di peti, piedino. V. uecchjzzulu.
Pitrara – i s. f., pietraia: l’ua štai a pitrara, gli acini d’uva sono così folti ed i grappoli numerosi, da dare l’impressione che ogni ceppo sia una pietraia.
Pitrodda – i s. f., dim. di petra, piccola pietra.
Pitròju s. m., petrolio.
Pitruddu – i s. m., sassolino, pietruzza: m’è šciutu nu pitruddu nta lla scarpa, mi si è infilato un sassolino nella scarpa.
Pitrujaru – i s. m., venditore ambulante di petrolio. Pitrujaru soprannome della famiglia Carrozzo.
Pitta – i s. f., macchia: pitti pitti, di diversi colori.
Pittali s. m., inv. al pl., grembiule da cucina.
Pittari – pittai – pittatu v. tr., dipingere, colorare, verniciare, anche in senso fig.: mo lu pittu jù bellu bellu, gliene dico io quattro.
Pittècula – i s. f., pettegola. Riportiamo la spiegazione etimologica del Gigante, che lo dà come termine di derivazione veneta, da ‘petegolo’, ossia piccolo peto, come a voler significare una sgradevole incontinenza verbale; da ciò, donna che sparla di tutto e di tutti.
Pittìja – i s. f., treccia di fichi secchi di varia forma ( diG ).
Pittinècchja – pittinècchj s. f., vescia, fungo bianco, mangereccio, caratteristico delle nostre campagne.
Nota. Lu pitrujaru, ossia il venditore di petrolio, era una attività esercitata da un uomo, che girava in bici per le vie del paese vendendo il petrolio necessario all’accensione del lume a petrolio. Siamo negli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, quando non sempre si disponeva della energia elettrica. Ancora alcuni anni dopo era diffuso lu tubbu, un lume a petrolio semplice e pratico che, insieme alle candele assicurava l’illuminazione nei casi, abbastanza frequenti, in cui veniva a mancare la luce.
L’illuminazione a petrolio era stato il sistema in uso prima della diffusione dell’energia elettrica, anche per illuminare le strade. Per es., l’attuale via Tripoli, di fronte S. Maria, era chiamata anche strada Quattro lampade, in quanto all’incrocio con via dei Mille erano sistemati quattro lumi a petrolio. In tutta la città, nel 1884, si contavano 91 fanali, di cui 5 in Uggiano Montefusco.
The post Piterta – pittinècchja appeared first on La Voce di Manduria.