Ricottaškanti s. f., ricotta forte.
Ricuparari – ( mi ) ricuparai – ricuparatu v. tr. rifl., ripararsi, rifugiarsi: si ricuparòu nta llu pajaroni, trovò riparo nel pagliaio.
Ricuparu – i s. m., riparo: pijamu ricuparu ca mo chjoi, prendiamo riparo chè sta per piovere.
Ricurdari – ( mi ) ricurdài – ricurdatu v. tr., ricordare. Come v. intr. medio, ricordarsi.
Rièšciri – riušcìi – riušcitu v. intr., riuscire, farcela, avere buon esito/riuscire a guadagnare: no ssi rièsci, non si riesce a guadagnare.
Rifiggèniu – rifiggeni s. m., lett. refrigerio, oggetto utile ad un certo scopo; oggetto od utensile in generale: pija cuddu rifiggèniu, prendi quell’oggetto.
Rifina s. f., riposo: no ppija mai rifina, non sta mai fermo. V. riggiettu.
Rifinari – rifinai – rifinatu v. intr., riposare, dopo una situazione difficile: mo šta rrifinu nu picca, finalmente sto riposando un poco. V. riggittari, sbintari.
Riflussu – i s. m., corrente d’aria: no tti mèntiri mmienz’a llu riflussu, non stare alla corrente d’aria.
Rifònniri – rifunnìi – rifunnutu v. tr., rifondere, aggiungere.
Rifucari – rifucòu – rifucatu v. intr. imp., lett. riprendere fuoco; si riferisce al noto fenomeno per cui durante l’estate, da sera e fino a notte, nelle case si libera tutto il calore assorbito dai muri durante il giorno, rendendo difficile il sonno: li casi šta rrifòcunu, la casa libera il suo calore.
Riggiettu s. m., riposo: no šta ppija riggiettu, non riesce a riposare.
Riggina -i s. f., regina. Indica anche l’esemplare femmina del tordo fischietto, tipo di pesce dei Làbridi.
Riggina Checca, nomignolo di Giovanni Daggiano, pittore, autore dei due quadri su lamiera che si trovano nella chiesetta dell’Annunziata.
Detto: Fueu la riggina e ebbi bisuegnu ti la icina. Anche la regina può aver bisogno del prossimo.
Riggitedda s. f., elementare tipo di lavoro a maglia con trama semplicissima.
Riggittari – riggittài – riggittatu v. intr., riposare dopo aver subito un trauma o dopo una fatica: šta riggetta, sta riposando. V. rifinari.
Come v. tr., divorare: s’è riggittata na còcchja ti frisi, ha mangiato due friselle.
Rimaniri – rimasi – rimaštu v. intr., rimanere, restare: rimaniri a mpìchisi, a ncroci, a menza ela, rimanere in Nasso, sospendere un lavoro per un impedimento sopravvenuto; jè rimaštu bruttu, è rimasto male; cussì rimanimu, restiamo d’accordo così.
Significa anche meravigliarsi, restare stupefatto: quannu lu iddi, rimasi! Quando lo vidi restai stupefatto. Anche rumaniri.
Nota. E’ interessante notare come fino agli anni quaranta del secolo scorso, ai bambini dai tre ai cinque anni che frequentavano la mèšcia, al fine di sviluppare la manualità, veniva proposta la pratica ti la riggitedda. I piccoli imparavano a sferruzzare, componendo una trama semplicissima.
Penso però, che così facendo, si garantiva anche il conseguimento di un altro scopo, quello di tenerli impegnati, ovviando così agli intrighi cui solitamente i bambini si lasciano facilmente andare.
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