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Channel: Il manduriano – La Voce di Manduria
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Rodda – rraggiatu

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Pietro Brunetti VocabolarioRodda – i s. f., semenzaio: aciu fatta la rodda ti la cipodda, ho preparato il semenzaio delle cipolle.

Ròjina – i s. f., attrezzo del maniscalco che funge da pialla per spianare lo zoccolo del cavallo.

Rojinetta – i s. f., dim. di ròjina.

Ròmpiri – rumpìi – ruttu v. tr., rompere, anche in senso fig.

Ronca – ronchi s. f., roncola.

Rosa – i s. f., rosa: rosa canina, rosa selvatica di colore bianco e celestino, con quattro petali; cresce nella macchia e oggi è diventata piuttosto rara; rosa pàccia, rosa selvatica dai numerosi boccioli e di scarsa consistenza.

Rosamarina s. f., rosmarino. Indica anche la zona a ridosso della Tarantina, in direzione di S. Pietro, nota per la presenza di un boschetto.

Ròscia – rosci s. f., ruota, detto di persone che stanno insieme, in piedi o sedute, formando una ruota e discutono o chiacchierano. V. rrusciari.

Rosòliu s. m., liquore fatto in casa; si usava confezionarlo in occasione di grandi circostanze come il matrimonio, che si festeggiava a casa dei genitori degli sposi con dolci e liquori caserecci.

Rossa v. russu.

Rota – i s. f., ruota. Col cerchione di una ruota di bicicletta i bambini giocavano alla ruota facendola rotolare e correndovi dietro, spingendola con una guida in ferro. V. simoja.

La ruota era un istituto in cui venivano “esposti” ( consegnati ) i figli nati fuori dal matrimonio; ad essa era preposta una donna, la rutera ( v. ). Funzionava nel punto in cui via S. Eligio sbocca su via Bianchetti. V. scittatedda, scittatieddu.

Ròtulu s. m., misura per la lana corrispondente a circa 890 gr. V. càntaru, liatru.

Detto: Šta bbati a l’onza e šta pierdi li ròtuli. Ti preoccupi delle piccole cose e perdi le grosse occasioni.

Rovešciari – rovešciài – rovešciatu v. tr., rimettere, vomitare. V. ummicari, umitari.

Rracanatu – a agg., pl. inv. rracanati, gratinato: cozzi rracanati, cozze gratinate.

Rracanu – i s. m., uragano: è fattu lu rracanu, ha fatto l’uragano.

Rraccamisciari – rraccamisciài – rraccamisciatu v. tr., battere: ci egnu ti rraccamèsciu bellu bellu, se vengo te le dò di santa ragione ( diG ); anche ricintari.

Rraccamisciata – i s. f., battitura, scarica di botte; anche ricintata.

Rraggiari – rraggiài – rraggiatu v. intr., diventare rabbioso: šta rràggiu ti seti, ho sete da morire.

Rraggiatu – a agg., pl. inv. rraggiati, rabbioso, furibondo: cani rraggiatu, cane rabbioso; ai rraggiatu, cc’è ssuccesu? cos’è accaduto per cui sei così furibondo?

Nota. La roscia stando seduti si formava regolarmente nella pubblica via, a sera, dopo aver cenato ed era conclusa la giornata: era il momento buono in cui ognuno, discorrendo, rielaborava ed esponeva agli altri le esperienze fatte durante la giornata. Vi partecipavano, oltre agli uomini e alle donne, anche i bambini che, a conclusione dei ragionamenti degli adulti, sollecitavano i più anziani a raccontare nu cuntu, ossia una storiella a sfondo morale.

La roscia stando in piedi, formata da soli uomini, si può notarla ancora oggi in piazza Garibaldi, dove gli adulti mettono a confronto le loro esperienze, solitamente a sera, quando vi si incontrano a conclusione della giornata lavorativa.

Pietro Brunetti

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