Na inter., toh, tieni. E’ anche art. f., una: na fiata, una volta.
Naca – nachi dal gr. nake, s. f., culla in cui si sistemava il bambino ancora in fasce per cullarlo. V. cònnula.
Naca naca, si dice di dente dondolante che sta per cadere. Indica anche il ramo cedevole di un albero: tira quedda naca, avvicina quel ramo.
Erva naca, tipo di giunco.
Naccarieddu – i s. m., sgombro.
Nacci s. m., inv. al pl., maiale: šta ffaci lu nacci, sta facendo il porco. V. neru, puercu.
Nachiru – i dal gr. nàukleros = nocchiero, pilota di una nave, s. m., capo ti li trappitari, ossia degli operai che lavoravano nel frantoio; spesso proveniva dal Capo di Lecce, dove erano particolarmente esperti nella lavorazione delle olive. A questa attività, prevalentemene invernale, si dedicavano spesso anche i pescatori ( da cui nachiru ) che la cattiva stagione teneva lontani dal mare.
Naffabetu -a agg., pl. inv. naffabeti, analfabeta. Per la cronaca: ancora oggi ci sono casi, sia pure rari, di analfabetismo, anche tra persone abbastanza giovani.
Nàfita – i s. f., tanfo: sta sentu na nafita d’umudu, sento un tanfo di umido ( diG ). V. nàsia.
Naicari – naicai – naicatu v. intr., navigare.
Nanà s. f., nel linguaggio inf., gallina. V. cocò. E’ anche usato come voce onom. per chiamare le galline: nanà nanà nanà.
Nani inter.sin. di nà ( v. ).
Nanna – i s. f., nonna, ava: nànnama, nànnata, nànnasa, mia nonna, tua nonna, sua nonna: mo’ ué’ ssai la nanna e la parananna, adesso vuoi saperne troppe. V. parananna.
Nannarònchjula – i s. f., ranocchia: l’acqua faci iniri li nannarònchjuli, bere acqua al posto del vino, favorisce la formazione di rane nello stomaco.
Nanni s. m., inv. al pl., nonno, avo: nànnima, nànnita, nànnisa, mio, tuo, suo nonno e i miei, i tuoi, i suoi nonni.
Nannorca – nannorchi s. f., orca. V. nannuercu.
Nannuercu – nannuerchi s. m., orco: ciucciu nannuercu, si dice di chi commette certi errori che fanno solo i più piccoli. V. nannorca.
Nantabbiniri s. m., avvenire: pi llu nantabbiniri a llu meju ‘ma šciri, per l’avvenire andiamo verso la buona stagione.
Nanti avv., avanti: nanti pi nnanti, con anticipo; nanti nanti, in prima fila; sin. di nanzi.
Nantimèntiri – (mi) nantimisi – nantimisu v. tr., raccomandare, nel senso di caldeggiare il nominativo di una persona: malitettu a iddu e cinca lu nantimesi, maledetto lui e chi lo presentò.
Usato come v.rifl., offrirsi spontaneamente.
Nota. Per il termine naffabetu è interessante notare che il fenomeno dell’analfabetismo era diffusissimo ancora agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso. Era un fenomeno che interessava soprattutto il meridione d’Italia e il governo del tempo ebbe l’idea intelligente di istituire su tutto il territorio nazionale corsi televisivi e corsi serali a domicilio, in casa dell’insegnante, ai quali potevano accedere persone dei due sessi di ogni età. I corsi televisivi erano condotti dal maestro elementare Alberto Manzi, divenuto famoso per la sua chiarezza nell’insegnamento del leggere e scrivere. Non meno importanti furono i corsi organizzati da giovani maestri nei luoghi di residenza, dove era facile per la conoscenza personale che si aveva, contattare e convincere, anche ultrasessantenni, a frequentare le lezioni che, ovviamente, si tenevano di sera, quando i frequentanti erano ormai liberi dal lavoro.
Nel 1962 poi, fu varata la riforma che istituiva la scuola Media unica e obbligatoria fino a 14 anni.
Questi interventi sulla scuola di base fecero fare al paese un notevole balzo in avanti, a dimostrazione che la cultura favorisce lo sviluppo di un popolo in tutti i sensi, anche nel campo economico, come effettivamente è stato, fino all’avvento della crisi di questi ultimi anni.
The post Il dialetto del manduriano: Na – nantimèntiri appeared first on La Voce di Manduria.