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Scancillari – scancillai – scancillatu v. tr., cancellare.
Scancioni – scanciuni s. m., ovino che per essere sterile o perché maschio non produce latte; per questo li scanciuni sono tenuti in minore considerazione, mentre al resto del gregge vengono riservati i pascoli migliori.
Scancru – i s. m., sorta di cerniera usata in falegnameria. V. fimminodda.
Scancu – scanchi s. m., falcata, apertura del passo superiore all’andatura normale. In edilizia indica la larghezza della stanza. V. scancata.
Scanicari – scanicai – scanicatu v. intr., cercare qualcosa sotto terra, sotto un mucchio di pietre, ecc. : scanica nfacci a llu pareti, scava vicino al muro.
Scanica ca l’acchi ( scava e troverai ), titolo di una raccolta in due faldoni manoscritti di Michele Greco, conservata nella biblioteca “ M. Gatti “ di Manduria.
Scannacaaddi s. m., grano villoso, pianta erbacea dalle foglie molto rigide; scagliate su un indumento, vi si appiccicano saldamente.
Scannaciucci s. m., inv. al pl., macellaio; usato in senso fig. V. uccieri.
Scannajari – scannajai – scannajatu v. intr., regolarsi in maniera approssimativa: ci scannaji, se lo credi opportuno; scannaja tuni, regolati come meglio credi.
Scannaju nell’espressione a scannaju, a caso, a vanvera: no parlà’ a scannaju, non parlare a vanvera.
Scannaturu – i s. m., macello.
Scannedda – i s. f., base fornita di due ruote per il trasporto della forca; anche furcina.
Scannieddu – i s. m., lo spazio incolto tra due piante.
Scannizzari – scannizzai – scannizzatu v. tr., rimettere i cannicci all’aperto per consentire l’essiccazione dei fichi; operazione inversa a quella di ncannizzari.
Scannu – i s. m., piano di appoggio, quasi sempre a tre piedi. Indica anche scanno, panchetto.
Scanzedda – i s. f., piano, anche portatile, sul quale viene sciorinata la mercanzia.
Scanzìa – scanzìi s. f., scaffale: mìntulu sobbr’a quedda scanzìa, mettilo su quello scaffale.
Scapari – scapai – scapatu v. tr., scegliere.
Scapeci dallo sp. escabeche, s. f., pesce marinato; trattato con una sorta di impasto di pane, aceto e zafferano, è in vendita nel periodo della festa di S. Gregorio.
Scapeci, soprannome della famiglia Dinoi.
Scapiciaru – i venditore di scapeci.
Nota. L’operazione di ncannizzari e scannizzari rappresentava, in passato, un assillo ed una preoccupazione stressante per i contadini. Essa riguardava soprattutto i fichi che, raccolti e spaccati sui cannicci, venivano messi a seccare al sole. Fino a tutti gli anni ’40 del sec. XX, buona parte dell’economia del popolo si basava proprio sulla coltivazione di questo frutto sostanzioso. Pertanto, se i fichi andavano a male a causa dell’umidità, o peggio ancora della pioggia, veniva sostanzialmente compromesso il guadagno che si sarebbe ricavato dalla loro vendita. Per questo i contadini erano attentissimi ad ogni perturbazione atmosferica e pronti a mettere i cannicci al riparo, affinché l’operazione andasse a buon fine.
Pietro Brunetti
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