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Channel: Il manduriano – La Voce di Manduria
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Il dialetto del manduriano: mieru – minata.

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Mieru s. m., vino. Il ciclo di lavorazione artigianale passava attraverso le seguenti fasi: una volta svuotati li tinacci nella camera di pigiatura, le uve venivano pigiate e passate nta lu tinu o lu palacciu. Qui si lasciavano fermentare per tre giorni, durante i quali, almeno un paio di volte al giorno, bisognava affondare nel mosto le vinacce tendenti a galleggiare. Il terzo giorno si spillava, quindi si torchiavano le vinacce per tre volte. La terza volta serviva a fare l’acquata. Infine il vino veniva trasportato in cantina cu lla carrizza e sistemato ntra li capasuni.

Mieru alla fiorentina, vino non fermentato ottenuto dalla torchiatura delle uve subito dopo la pigiatura. Mieru fermentatu, era più scuro e alcolico del vino non fermentato. V. mbriacu, pani. Detti: Lu mieru jè virtusu, šcenni sotta e nchjana susu. Il vino ha il pregio di scendere nello stomaco e poi salire in testa. Mieru bbuenu nzinn’a fezza. Il vino buono si beve fino alla feccia.

Miessi s. f. pl., messi; tiempu ti miessi, tempo di messi ( giugno ).

Miètucu – miètici s. m., medico. Detto: Lu miètucu ti la notti è lu limoni, lu mietucu ti lu giurnu è lu capasoni. Il medico della notte è il limone, quello del giorno è il vino.

Mignizzola s. f., loglio velenoso, pianta spontanea della famiglia delle graminacee. V. sciueju.

Mijaru – i s. m., migliaio.

Miju – i s. m., miglio: si senti luntanu nu miju, si sente da un miglio di distanza.

Milampu – i s. m., soprannome della famiglia Mariggiò. V. spuntoni.

Milana s. f., dal gr. melanìa, liquido nero utilizzato dai polpi e dalle seppie per difendersi dagli attacchi dei predatori.

Milènzia s. f., stupidità: nu milènzia ti agnoni, uno stupido di ragazzo.

Miliddu – mileddi s. m., albero e frutto del melo. Miliddu, soprannome della famiglia Lamusta.

Millanfanti sm ., sin. di cientanfanti ( v. ).

Milogna – i s. f., dal lat.melis, tasso, animale una volta presente anche nelle nostre zone. Il termine era  usato già in un atto notarile del 1455.

Minamientu s. m., spreco: no ffacimu minamientu, non facciamo spreco.

Minari – minai – minatu v. tr., gettare: mena la petra e sconni la manu, prima provoca e poi finge di non saperne nulla; mena nu uècchj, dai uno sguardo ( per sorvegliare ); stai minatu nta nu liettu, è a letto ( gravemente ammalato ); šta mmena ncunu nzìdducu, fa qualche goccia ( meno che pioviggina ); jeri l’è mminatu! Ieri ha fatto tanto caldo. Ha anche il significato di trascorrere: mena na vita ti minnicu, conduce una vita da mendicante. Come v. intr., rischiare: mena cu ccati, rischia di cadere. V. mminari.

Minata s. f., lett. gettata: a lla minata, nella peggiore delle ipotesi; nzugni ti minata, si diceva della trottola che durante il lancio colpiva con la punta quella passiva. In edilizia: inizio dell’arco  che va ad agganciarsi ad altri conci per formare l’arcata. V. curru.

 

Nota : a proposito di minamientu, va notato come i nostri antenati, in tempi di gran lunga più critici del tempo che viviamo, per vincere la miseria erano attentissimi ad evitare ogni forma di spreco, per cui praticavano una economia spinta al massimo grado. Nulla andava buttato: sui campi si recuperavano gli acini di grano, come le singole olive e gli acini di uva; si nettava la buccia  delle patate in maniera sottilissima; si consumava il pasto fino a pulire il piatto col pane; della frutta bacata si recuperava la parte sana; si spegneva la luce quando non serviva; le scarpe rotte si riparavano dal calzolaio prima di sostituirle con un nuovo paio; i rifiuti venivano tutti riciclati e, insieme agli escrementi umani e degli animali venivano utilizzati per concimare i campi; bruciare i sarmenti e gli sfalci di potatura degli ulivi come si fa oggi nelle campagne, sarebbe sembrato un autentico delitto. Ecco una lezione di economia che bisognerebbe  riscoprire, ed ecco la funzione del dialetto, inteso come trasferimento di esperienze e conoscenze di vita a chi pensa, in questo caso, che l’economia  sia quella materia astrusa e incomprensibile riservata alle banche e alle università.

 

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