Minchjaliri s., inv. in gen. e num., minchione, stupidone: i’ cce minchjaliri! Vedi un po’ che tipo!
Minchjata – i dal lat. mèntula = organo virile, s. f., fregatura: ama ccappata na bella minchjata, abbiamo avuto una bella fregatura. Indica anche la musdea, tipo di pesce dei nostri mari.
Minicaruenzu – minicaronza s., pl. inv. minicaruenzi, birbone / a: i’ cce minicaruenzu! Vedi un po’ che birbone!
Minimienzi avv., in mezzo: ci zzicc’a mèntiri l’aucati pi lli minimienzi, no tti ccuji cchjùi, se metti in mezzo gli avvocati, la questione non finisce lì.
Minnicu – a s., pl. inv. minnichi, povero, mendico; oggi usato anche in senso spregiativo: štu minnicu! Poco di buono che non sei altro!
Minnulècchja – minnulècchj s. f., dim. di mènnula, piccola mandorla; il termine si usa per indicare una escrescenza, un frutto in crescita o un oggetto alquanto piccolo: teni nu puerru quantu na minnulècchjia, ha una verruca grossa quanto una piccola mandorla.
Mintàscina s. f., menta selvatica.
Mintuari – mintuai – mintuatu v. tr., nominare, di persona: mi šta fiška la rècchja: mi šta mintùunu, ho un ronzio all’orecchio ( destro ): qualcuno parla di me ( in bene ). V. murmurari.
Mintuata s. f., nomea; è usato nell’espressione ai pi mintuata, va per fama.
Minura s. f., sottoprodotto del formaggio ottenuto dopo lu pilusu.
Minzanu – a agg., pl. inv. minzani, che sta in mezzo: piattu minzanu, piatto medio; anche riferito a persona: fratello o sorella che sta in mezzo, tra il primo e l’ultimogenito: sorma è la minzana, mia sorella è quella che sta in mezzo.
Miràculu – i s. m., miracolo: tuttu miràculi sinti! Fai tutte le cose difficili; pi mmiràculu, appena appena.
Miraculusu – miraculosa agg., pl. miraculusi – miraculosi, lett. miracoloso, difficoltoso, di chi fa tutte le cose difficili, come se occorresse un miracolo anche per i fatti più semplici della vita.
Miraja – i s. f., medaglia; spesso indica la medaglietta recante l’immagine della Madonna, che grandi e piccini solevano portare sul petto, sotto la maglietta.
Mirchisciatu – a agg. pl. inv. mirchisciati, pieno di ferite. V. mercu.
Miriàcula – i s. f., patereccio, giradito: si curava immergendo repentinamente e ripetutamente il dito in acqua molto calda; dopo di che spesso il pus in formazione si scioglieva. V. panarizzu.
Mirza s. f., milza.
Nota. A proposito di piattu minzanu va ricordata l’usanza, oggi completamente scomparsa, per cui il desinare veniva scodellato in un piatto medio ( più grande del piatto personale ) o in uno grande, secondo il numero delle persone, e sistemato al centro tavola: intorno sedevano i membri della famiglia, i quali attingevano direttamente la minestra, ovviamente dalla parte ad ognuno più vicina. Oggi, per motivi di igiene, ogni commensale viene servito con un piatto personale. Lo stesso accadeva per quanto riguardava l’acqua o il vino: tutti bevevano alla stessa brocca o alla stessa bottiglia, perché non si usava bere nel bicchiere. Queste abitudini non erano molto igieniche, ma danno la misura di quanto la famiglia fosse unita al punto da formare una cosa sola.
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