Mmalatìa s.f., malattia: mmalatìa suttili, tubercolosi; quedda è la mmalatìa! Ecco in cosa risiede la tua cattiva volontà. In agr. indica la peronospera. V. pumpari.
Mmalazzari – ( mi) mmalazzai – mmalazzatu v. intr. medio, ammalarsi: si mmalazzòu e morsi, si ammalò e morì.
Mmalincunéšciri – mmalincunìi – mmalincunutu v. intr., diventare melanconico.
Mmalincuniri v. intr., come mmalincunèšciri.
Mmalinòa s. f., malora: l’annata ti la mmalinòa, l’annata della malora; si dice quando si verifica una serie di eventi negativi o luttuosi.
Mmalitettu – a agg., pl. inv. mmalitetti, maledetto: freschi, mmalitetti e sùbbutu, anche se maledetto, il denaro che mi spetta lo voglio subito; mmalitett’a ttei! Che tu sia maledetto, oppure, birbone che non sei altro! ( detto in senso benevolo ).
Mmaliziari – ( mi ) mmaliziai – mmaliziatu v. tr., viziare, insegnare la malizia: l’onnu mmaliziatu, gli hanno insegnato la malizia. Usato come v. intr. medio, imparare la malizia / impigrirsi ( di terreno ): s’é mmaliziatu, ha imparato la malizia; la terra s’é mmaliziata, il terreno si è impigrito ( per essere stato coltivato quando era ancora bagnato ). V. štumpìsciu.
Mmalota – i s. f., dal gr. mallotos= peluria; blatta, scarafaggio. Modo di dire in risposta alla richiesta di raccontare nu cuntu: Nc’era na fiata nu sorgi e nna mmalota, cce ti lu contu n’otra vota? C’era una volta un topo e uno scarafaggio; vuoi che te lo racconti di nuovo?
Mmammari – mmammai – mmammatu v. tr., viziare: cudd’agnoni é tuttu mmammatu, quel ragazzo è viziato ( per essere cresciuto sotto l’eccessiva protezione della madre ).
Mmannatu – a dal gr. manòs, agg., pl. inv. mmannati, si dice della frutta, specie dell’uva, che diventa molle senza giungere a maturazione.
Mmantata – i s. f., è l’operazione consistente nel coprire con una manta le bottiglie di salsa di pomodoro o le confetture ancora calde: in tal modo nei contenitori si forma il vuoto d’aria che ne garantisce la conservazione.
Mmantatu -a agg., pl. inv. mmantati, infreddolito e inattivo per indisposizione: lu šta bbèsciu cchjutoštu mmantatu, mi pare che sia indisposto.
Mmarcari – mmarcai – mmarcatu dal volg. invaricare, v. tr., scavalcare.
Mmarcatu – a agg., pl. nv. mmarcati, a buon mercato: l’aciu pajatu mmarcatu, l’ho avuto a buon prezzo.
Mmaritari – ( mi ) mmaritai – mmaritatu v. tr. e rifl., maritare, maritarsi. Stornelli: Mmarìtiti ci t’acchj a mmaritari, / tutti li suezzi tua tennu li fili. Se trovi marito sposati, / perché tutte le tue coetanee hanno già figli. Quannu a lli miessi e quannu a llu trappitu, / cce mi ni servi a mmei lu mmaritari. A che serve che mi sposi se lui poi sta lontano per lunghi periodi, ora per le messi, ora al frantoio.
Nota. A proposito di mmantata, va ricordato che nel passato recente, più o meno coincidente col dopoguerra, man mano che si usciva dalle condizioni di miseria e i contadini cominciarono a produrre grazie all’assegnazione delle terre e alla mezzadria, si diffuse la buona abitudine di conservare per l’inverno e fino a nuova produzione, diversi alimenti. Si faceva così la provvista di fave, fagioli, ceci, pomodori a crona, peperoni sott’aceto, salsa di pomodoro, acciughe, fichi, mandorle secche, pomodori secchi, uva passa, melanzane sott’olio, peperoncini e marmellate varie, di uva, pere, mele e fichi. Tutto questo, durato fino agli anni ottanta del secolo scorso, costituì un principio fondamentale di economia, adottato come estensione della riserva di fave e fichi secchi che, nel tempo precedente tra le due guerre e ancor prima, solo poche famiglie un tantino più agiate si potevano permettere, sfuggendo così ai morsi della fame. Migliorate notevolmente le condizioni economiche del popolo italiano, questa usanza oggi è molto scemata ed è rimasto, ma solo in poche famiglie, ancora l’uso di fare la salsa durante l’abbondanza di pomodori dell’estate, come scorta fino al mese di giugno successivo.
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