Morra – i dalla radice mediterranea morra = monte (?), s. f., gregge / gran numero: nc’è na morra ti agnuni, c’è una frotta di ragazzi.
E’ anche il nome di un gioco inf., in cui i bambini, una volta stabilito il rapporto di gerarchia tra alcuni oggetti ( per es. forbici, carta, sasso, candela ), li rappresentano contemporaneamente, uno ciascuno, con un gesto delle mani. Vince chi rappresenta l’oggetto che è in rapporto di superiorità rispetto all’altro; es., tra carta e forbici vincono le forbici perché tagliano la carta; tra sasso e carta vince la carta perché avvolge il sasso.
Morti s. f., morte: è fatta menza morti, ha sofferto tanto; n’è bbuta la morti, è morto ( in conseguenza di un certo fatto ); no nc’è ci li tai morti, è fatto così bene ( di manufatto ) che durerà a lungo. La morti, soprannome della famiglia Ruggieri. V. orològgiu.
Chiesa della morte, è così denominata la chiesa di S. Lucia, in quanto sede della confraternita della Morte e Orazione, i cui membri si facevano obbligo di seppellire i cadaveri dei poveri. Questo pietoso servizio fu istituito nel 1429, in occasione della peste che in quell’anno devastò Casalnuovo. V. tenti.
Morticcissioni s. f., atto di successione: ‘ma bbut’a pajari nu saccu ti sordi ti morticcissioni, abbiamo dovuto pagare un sacco di soldi per l’atto di successione.
Mòscula – i s. f., uncino, parte metallica del fuso avente la funzione di agganciare il filo. V. fusu.
Mossa – i s. f., gesto, azione / conato; quedda mossa mi la paji, quel gesto me lo pagherai caro; ebbi na mossa ti štòmucu, ebbe un conato di vomito. Al pl., smorfie: totta mossi eti, è tutta smorfie.
Motu – a agg., pl. inv. moti, molto: teni moti uài, ha molti guai. Avv., molto: ai motu ca no llu èsciu, è da tanto che non lo vedo.
Mpacciri – mpaccìi – mpacciutu v. intr., impazzire: mi šta ffaci mpacciri, mi fai impazzire. Detto: Ci lu riccu no mpaccešci, lu puirieddu no ccampa. Se il ricco non dilapida, il povero non sopravvive.
Mpaciari – mpaciài – mpaciàtu v. intr., fare la pace / non avere né credito, né debito: ma mpaciatu, abbiamo fatto la pace / siamo pari.
Mpaddari – mpaddòu – mpaddatu v. intr. imp., si dice dei frutti che sono sul punto di maturare e cominciano ad inturgidirsi: šta zzìccunu a mpaddà’ li fichi, cominciano a maturare i primi fichi.
Mpajari – ( mi ) mpajài – mpajatu v. tr., impagliare: iti ci mi mpàji šti to seggi, impagliami queste due sedie. V. intr. Medio, coricarsi: s’è šci mpajatu, è andato a coricarsi.
Mpajata – i s. f., rivestimento con fibre vegetali, di sedie, fiaschi e simili.
Mpalatu -a agg, pl. inv. mpalati, impalato.
Mpalummiri – mpalummìu – mpalummutu v. intr. imp., ammuffire: jè mpalummutu, è ammuffito. Anche mpalummèšciri.
Mpalummutu – a agg., pl. inv. mpalummuti, ammuffito: pani mpalummutu, pane ammuffito.
Nota sul termine mpaddari. In particolare per quanto riguarda i fichi, va notato che una volta, verso la fine di luglio, per agevolarne la maturazione, si usava instillare una goccia d’olio d’oliva nella parte posteriore al picciolo. Questo perché, esauriti da un pezzo i frutti locali d’annata, come i gelsi, le albicocche e le ciliege, i prossimi frutti a maturare erano i fichi che, con quel procedimento, venivano anticipati di qualche giorno.
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